
Insieme ad altre organizzazioni, ”Medici senza frontiere” ha depositato un’opposizione al brevetto del sofosbuvir presso l’Epo, l’Ufficio brevetti europeo, “per favorire l’accesso a un trattamento a basso costo” al super-farmaco contro l’epatite C e rimuovere le barriere che impediscono a milioni di persone di ricevere il trattamento.
Un’azione “di cui potrà beneficiare anche l’Italia” e i suoi 500mila malati di epatite C in attesa di cura. «Con circa 80 milioni di persone in tutto il mondo affette da epatite C – sottolinea Isaac Chikwanha, consulente medico sull’epatite C per la Campagna per l’accesso ai farmaci di Msf – il trattamento dovrebbe essere disponibile a chiunque ne abbia bisogno indipendentemente da dove vive, Europa compresa».
«Il prezzo del sofosbuvir – ha aggiunto Chikwanha – sta tenendo il trattamento fuori dalla portata di milioni di persone che ne hanno bisogno e in tutto il mondo il trattamento viene razionato o semplicemente non è disponibile. Accade anche nei Paesi dove Msf opera, come la Russia, e in molti altri Paesi a medio-reddito tra cui la Thailandia e il Brasile. Un farmaco che cura non è di nessun aiuto se le persone che ne hanno bisogno non possono permetterselo».
Il sofosbuvir «è alla base della maggior parte delle combinazioni di trattamenti per l’epatite C, uno tra i vari antivirali orali ad azione diretta entrati nel mercato negli ultimi 4 anni, che hanno causato un’impennata nei costi delle cure» – ribadisce “Medici senza Frontiere”. In Europa «Gilead fa pagare fino a 55.000 euro per un trattamento con sofosbuvir di 12 settimane. Negli Stati Uniti l’azienda aveva inizialmente stabilito il prezzo a 84.000 dollari o alla cifra sconvolgente di 1.000 dollari a pillola. Nel frattempo, alcuni studi hanno dimostrato che produrre il farmaco costa meno di 1 dollaro a pillola».
Il costo molto alto del farmaco a base di sofosbuvir fino a poco tempo fa «costringeva a limitare il trattamento ai soli casi più gravi, con un’inevitabile discriminazione ed esclusione di gran parte dei pazienti. Ora l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e il ministero della Salute stanno alimentando una logica di competizione tra le aziende farmaceutiche che potrà favorire una progressiva riduzione dei prezzi, garantendo maggiori opzioni terapeutiche per i pazienti e una più ampia inclusione al trattamento contro l’epatite C».
Per Aliénor Devalière, consulente delle politiche Ue per la Campagna per l’accesso ai Farmaci di Msf, “questo brevetto può e deve essere contestato. La scienza che c’è dietro il sofosbuvir non ha nulla di innovativo”. Le opposizioni possono rimuovere o ridurre la durata di un brevetto e consentire alla necessaria competizione dei farmaci generici di ridurre drasticamente i prezzi. Brevetti del sofosbuvir sono stati già revocati in Cina e Ucraina, e altri Paesi come Argentina, India, Brasile, Russia e Thailandia sono in fase di decisione.
Se l’opposizione al brevetto avrà successo «potrebbe accelerare la disponibilità di versioni generiche di sofosbuvir in Europa – spiega Aliénor Devalière, consulente delle politiche Ue per la Campagna per l’accesso ai Farmaci di Msf -. Potrebbe anche incoraggiare tutti i Paesi a intraprendere misure per consentire l’accesso a versioni generiche economiche negoziando subito accordi migliori con la Gilead e/o avviando nuove azioni come il rilascio di licenze obbligatorie per importare o produrre farmaci generici più economici».
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